In base al 13° rapporto del Crea Sanità, l’istituto di ricerca dell’Università Tor Vergata di Roma, dal 2009 a oggi la spesa pubblica per la sanità ha subito un notevole calo.
Spendiamo il 31,3% in meno di quanto non facciano i Paesi del blocco occidentale.
Una forbice che è raddoppiata dal 2000, in quanto se da noi il finanziamento pubblico ha visto un modesto incremento inferiore all’1%, tra le nazioni fondatrici dell’Ue è stato del 3,6% l’anno.
Questo andamento ha avuto inevitabilmente una forte incidenza sulla spesa privata arrivata a lambire oramai i 40 miliardi di euro, incidendo notevolmente sui bilanci familiari e sul piano delle diseguaglianze, sociali e territoriali.
Lunghe liste di attesa e costi troppo elevati hanno costretto molti italiani a rinunciare a sottoporsi alle cure di cui necessitavano o addirittura in alcuni casi li hanno obbligati ad utilizzare tutti i propri risparmi o indebitarsi per curarsi.
Ma ci sono anche quelli che non riescono a curarsi perché non possono permetterselo.
In questo scenario Insieme Salute riveste un ruolo sussidiario e non sostitutivo del Servizio Sanitario Nazionale, che deve rimanere un bene fondamentale per tutti.
Insieme Salute offre la possibilità di partecipare ad un progetto collettivo di gestione delle risorse private, secondo i principi della solidarietà, non lucratività e partecipazione democratica.
Ogni assistito diventa socio di Insieme Salute.
I soci attraverso il versamento delle proprie quote vanno a creare un fondo dal quale potranno attingere in caso di bisogno per il pagamento delle prestazioni sanitarie previste dal piano assistenziale.
In questo modo le risorse dei soci sani vengono utilizzate per assistere i soci malati attivando un meccanismo di solidarietà.
Le eventuali risorse in avanzo rimangono a disposizione dei soci in appositi fondi di riserva.
Il socio inoltre ha diritto di rimanere assistito per tutta la vita, senza limiti di età.
“Insieme Salute” propone di affrontare le nuove sfide appunto Insieme, non da soli.